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Vini biologici: una scelta di qualità. Perché i vini della Cantina Berioli possono definirsi bio, cosa significa vino biologico e quali sono i vantaggi per il consumatore.

Capiamo insieme il significato di agricoltura biologica, l’importanza di questa scelta per ottenere la qualità nei nostri vini e i vantaggi che ne derivano nel prodotto finale.

La scelta della conversione all’agricoltura biologica e, quindi, della produzione di vini biologici è nata principalmente dalla volontà di offrire al consumatore finale un prodotto di qualità, in cui venga tutelata la naturalità e l’artigianalità del vino stesso.

La finalità che ha guidato la nostra decisione, messa in atto dal 2014, è quella di raggiungere un modello di sviluppo sostenibile, che non solo valorizzi e rispetti l’ambiente, ma che salvaguardi anche la salute del consumatore, che può degustare così un vino in cui è fortemente marcata la tipicità e in cui è assente l’artificialità. Un vino biologico ha il vantaggio di presentare le intrinseche caratteristiche naturali e il pregio di non essere intaccato da prodotti chimici che ne alterino la struttura.

Un vino può definirsi biologico quando proviene da uve 100% biologiche, ovvero coltivate senza l’aiuto di prodotti chimiche di sintesi. Si tratta, quindi, di programmare la vinificazione sin dal vigneto, sfruttando il rapporto naturale fra terreno, pianta e clima. Questo consente di evitare quelle forzature chimiche che stimolano una produzione quantitativa a scapito di quella qualitativa.

In particolare, la definizione di biologico si può ottenere solo se si ha una certificazione di conformità rilasciata da un ente certificatore riconosciuto che garantisce il rispetto delle disposizioni imposte dalle normative. L’Europa ha riconosciuto, infatti, la possibilità di immettere sul mercato prodotti ufficialmente riconosciuti come “vini biologici” dal 9 Marzo 2012, con la pubblicazione del Regolamento Europeo 203/2012. Questo regolamento contiene normative sia sulla modalità di coltivazione delle viti, sia sulla vinificazione e sulle pratiche enologiche ammesse. Inoltre l’ente certificatore autorizza l’azienda ad apporre nelle etichette dei vini biologici un logo europeo che garantisce il rispetto delle norme, a seguito di ripetute analisi e periodici controlli.

In ottemperanza a tale regolamento, nel vigneto non si possono usare fertilizzanti chimici, diserbanti o pesticidi, cioè anticrittogamici e insetticidi.

La Cantina Berioli, compatibilmente con il rispetto e la sostenibilità ambientale, sceglie concimi organici autorizzati in agricoltura biologica e pratiche colturali naturali, come, ad esempio, il sovescio. Questa pratica, molto sinteticamente, consente di migliorare il terreno dove la vite è allevata, lavorando sulle sostanze utili alla pianta ma anche sulla struttura, in modo tale da consentire la respirazione delle radici della pianta. Il sovescio concretamente consiste nell’interramento, fra i filari alterni della nostra vigna, di materiali vegetali , come trifoglio, veccia, lupinella, favino e pisello. Questo miscuglio, siccome è composto prevalentemente da leguminose, ha la capacità di catturare l’azoto dall’aria e di fissarlo nelle radici. L’azoto è uno dei macroelementi di cui si nutre la pianta, insieme al fosforo e al potassio, sostanze minerali che sono presenti già nel terreno.

Per evitare l’uso di antiparassitari contro malattie fungine o insetti, la Cantina Berioli ricorre a trattamenti di origine naturale. Il rame, per esempio, è nemico prevalentemente della peronospora, lo zolfo combatte soprattutto l’oidio, mentre la lotta biologica è la nostra arma vincente contro la Eupoecilia ambiguella, volgarmente detta tignola, il parassita più dannoso della vigna.

La tignola è un lepidottero che attraversa 4 stadi: uovo, larva, crisalide, adulto; la femmina depone le uova sugli acini acerbi, le larve penetrano nell’acino e lo danneggiano, causando così lo sviluppo di funghi (in particolare la muffa grigia, Botrytis cinerea ) e batteri (il cosiddetto marciume acido), a causa della fuoriuscita della componente interna. La nostra lotta biologica consiste nella cosiddetta “confusione sessuale” che impedisce e disturba l’accoppiamento e la fecondazione grazie all’ausilio di diffusori di feromoni. Il feromone che i nostri diffusori emanano è lo stesso che la tignola rilascia per attirare il maschio per l’accoppiamento; di conseguenza, in questo modo, la lotta biologica va a confondere il maschio ostacolando l’incontro con la femmina.

Un altro insetticida biologico che utilizziamo è il bacillus thuringiensis, un batterio naturale, nocivo per alcune larve e insetti, ma esente da ogni tipo di tossicità nei confronti dell’uomo.

Il Regolamento Europeo prevede una serie di restrizioni anche nell’uso di pratiche enologiche e sostanze coadiuvanti nella vinificazione: è ridotto l’uso di lieviti per la fermentazione, ma soprattutto è limitato il quantitativo di anidride solforosa . Va subito sottolineato che durante la fermentazione alcolica, in modo naturale, si producono dei solfiti. I solfiti hanno la funzione di conservanti, per contrastare l’ossidazione del vino, prevenire lo sviluppo microbico e bloccare fermentazioni indesiderate. Per ottenere questi obiettivi si usa aggiungere della solforosa, ma nel contesto della produzione biologica il suo utilizzo è quasi dimezzato. Per i vini rossi il limite massimo è 100 mg/l, per i bianchi 150 mg/l e per gli spumanti 205 mg/l. Nei vini rossi la solforosa è minore perché già sono presenti delle sostanze conservanti e antiossidanti naturali, come i tannini o i polifenoli.

La Cantina Berioli riesce a ridurre l’aggiunta della solforosa anche grazie all’attenzione durante la fase di raccolta e di vinificazione: mediante la scelta di una raccolta manuale riusciamo ad arrivare in cantina con uve integre e limitiamo il rischio di ossidazione indesiderata. L’azione dell’ossigeno è controllata e monitorizzata costantemente anche nella fase di maturazione del vino in botte e di imbottigliamento.

Ma veniamo ora ai concreti vantaggi per il consumatore dei vini biologici e quindi anche dei vini Berioli.

Come già sottolineato, i vini biologici non contengono prodotti chimici. Al posto di queste sostanze chimiche di sintesi, bensì, questi vini contengono sostanze naturali utili per l’organismo umano. Tra i componenti benefici del vino ricordiamo i polifenoli, distinti in fenoli semplici, flavonoidi e tannini: questi sono responsabili di un’azione antiossidante e anticancerogenica. Nel vino rosso, in particolare, si trova, un importante polifenolo, il resveratrolo, che inibisce l’ossidazione e l’aggregazione piastrinica, proteggendo l’organismo dalle malattie cardiovascolari.

Parlando di sostanze benefiche legate al vino, si può citare il paradosso francese. Il termine nasce in seguito a uno studio scientifico che aveva osservato come, in Francia, l’incidenza delle malattie cardiovascolari fosse minore rispetto a quella verificatasi in altre popolazioni con simili abitudini alimentari nonostante il consumo di molti cibi contenenti grassi insaturi. Si attribuì questo paradosso al consumo di vino rosso, ricco per natura di antociani, o di vino bianco, talvolta ricco di flavonoidi.